Chiesa di San Pietro Apostolo

La Chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo venne eretta a partire dal 1755, nel luogo dove sorgeva un edificio di culto precedentemente dedicato alla Madonna della Misericordia (di epoca cinquecentesca), e ultimata nel suo impianto generale, ad esclusione della facciata, nel 1761; nel corso del decennio ’60-‘70 inoltre, si provvide progressivamente a dotare la chiesa di tutti gli apparati decorativi, nonché alla sistemazione degli altari. C’era la necessità, avvertita già nel 1736, di rifare dalle fondamenta la chiesa, perché quella già esistente versava in uno stato di grave fatiscenza («minacciava ruina da ogni parte, e specialmente ne’ tetti, e muri verso levante, e ponente […], mentre vi potrebbe precipitare qualcun di noi, o dei manuali, giacché di continuo si vedono movimenti, e cadute di soffitte, e di altro […]», da una relazione del capomastro Giuseppe Conti di Senigallia scritta nel 1754) ed era divenuta troppo piccola per accogliere la sempre più numerosa comunità di fedeli. Il 13 luglio 1773 la nuova parrocchiale fu ufficialmente investita del titolo di Collegiata papale, detenuto fino a quel momento dal Santuario degli Alberici (di Nostra Signora dei Lumi).

Chiesa di San Pietro Apostolo

Il progetto per la ricostruzione della chiesa fu ideato dall’architetto romano Carlo Marchionni, allievo del Vanvitelli e già attivo in Ancona (altrove è invece indicato come architetto progettista tale Michetti), mentre si segnala un certo Nicola Majolatesi di Monsano quale capomastro incaricato dell’esecuzione dei lavori, da condurre secondo il disegno del Marchionni. La facciata quale si presenta oggi, invece, è frutto dei lavori eseguiti nel 1900 dall’ingegnere Antonio Fiory. Curiosa e significativa testimonianza dell’aspetto originario della facciata è quella che ci viene restituita da un’immagine, aggiunta nel 1763 dal pittore di Filottrano Francesco Achilli (detto Garofolo da Cingoli), che compare nella tela secentesca con la Crocifissione e i santi Macario, Maria Maddalena e Sebastiano (cappella di S. Macario patrono): qui, in basso a sinistra (sotto la figura di S. Domenico), si notano i campanili e la cimasa della chiesa con coperture rispettivamente a cupolette e ad arco, molto diversi da come si presentano oggi.

Sobria ma pregevole, di chiaro gusto settecentesco, la chiesa è arricchita dalla presenza di due campanili gemelli ed è a tre ingressi, di cui quello principale (centrale) sormontato da architrave timpanato e da una finestra con vetrata a rombi policromi e copertura ad arco, mentre sopra i portoni laterali si aprono due nicchie che accolgono le statue di San Pietro (a sinistra) e del santo patrono della parrocchia, San Macario (a destra), discepolo di Sant’Antonio Abate. La facciata, aggettante e con rivestimento a mattoni, è scandita da due ordini di paraste, doriche sul primo livello e ioniche sul secondo.

L’interno è a tre navate, con sette cappelle laterali e altrettanti altari; ha un soffitto con copertura a volte a botte lunettate, coro ligneo a emiciclo dietro l’altar maggiore e paraste decorative di ordine ionico lungo la navata centrale. Di un certo interesse sono l’organo, realizzato nel 1801 da Gaetano Antonio Callido, famoso organaro veneto operante nel nord Italia (ma anche a Malta e a Istanbul), e la cappella della Madonna del Rosario, che conserva l’elegante statua lignea, di epoca protobarocca e autore ignoto, con la Madonna del Rosario e Gesù infante, riportata al suo originario splendore grazie ad un recente restauro (2014) e da sempre oggetto di grande devozione da parte della comunità di fedeli, specialmente dopo gli eventi miracolistici occorsi il 29 giugno del 1796 e i giorni seguenti. In occasione delle celebrazioni dei santi Pietro e Paolo infatti, la Madonna lignea fu vista da numerosi testimoni muovere gli occhi più volte, generando grande clamore tra i devoti montemarcianesi. La narrazione di questi prodigi è contenuta nelle numerose dichiarazioni e testimonianze conservare nell’archivio della parrocchia e sottoscritte dai fedeli alla presenza di notai parrocchiani. Fino al 1970, ogni 29 giugno si usava ancora celebrare l’anniversario di tali eventi miracolosi, allestendo una speciale illuminazione di candele e specchi per tutta la navata sinistra della chiesa.

Opere pittoriche conservate nella chiesa: pala dell’altare maggiore con Cristo Giudicante e membri della famiglia Piccolomini (erroneamente attribuita al Barocci) (epoca??); Beata Vergine della Speranza tra i santi Francesco, Carlo Borromeo e Vincenzo Ferrer di Pietro Ugolini il giovane da Pergola e datata 1763 (nella Cappella di S. Francesco); Cristo crocifisso tra i santi Macario, Maria Maddalena e Sebastiano (cappella di S. Macario patrono), opera del XVII secolo, con aggiunte del 1763; Madonna del rosario e i santi Caterina da Siena e Domenico di Guzman (Cappella del Rosario) (data??); Traslazione della Santa Casa di Loreto e i santi Marco, Giovanni Evangelista e Nicola da Bari (datazione???)