Il bosco della Castagnola

Il bosco della Castagnola è una delle aree verdi pubbliche più estese del territorio comunale. Localizzato nell’estrema propaggine nord del centro storico di Montemarciano e con una superficie di oltre 13 ettari, viene inaugurato il 25 aprile 1998, anche se il progetto per la sua realizzazione era già stato messo a punto nel 1992, inserendosi in un vasto programma di riqualificazione di alcune aree strategiche del paese. È nel settembre del 2013, invece, che si inaugura il percorso didattico all’interno del bosco, grazie alla collaborazione tra Legambiente e le amministrazioni locali.

Il nome del parco fa riferimento ad una delle specie arboree più diffuse anticamente nel territorio della bassa Vallesina, la “Quercia Castagnola” (Quercus erythrobalanus), i cui caratteristici frutti a ghianda, grandi e dal sapore particolarmente dolce, sembra che costituissero un alimento, oltre che per i suini, anche per le popolazioni locali, che vi ricavavano una qualità di pane più povero, il cosiddetto “pane di ghianda”, come pure un infuso dalle proprietà energizzanti, ottenuto dalla tostatura di queste ghiande.

Nel Medioevo la selva di Montemarciano occupava più di 40 some, cioè circa 42 ettari di terreno, e costituiva una risorsa importante per le comunità locali, fornendo loro materiale di vario genere, dal legname alla carbonella, oltre al tannino – utile per la concia delle pelli e ottenuto dalla macerazione delle cortecce e dalle galle delle querce – e alle tinture. Quest’ultime erano ugualmente ricavate dalle galle delle querce che, aggiunte ad altre componenti come vino e vetriolo, permettevano di produrre un inchiostro adatto per scrivere ed anche per la colorazione dei tessuti.

La natura originaria di questo luogo, boscoso ma ospitale, è rimasta intatta fino alla fine del XVI secolo, quando ha avuto inizio un consistente disboscamento volto a stanare i numerosi banditi che circolavano e si nascondevano nel territorio di Montemarciano sotto la dominazione di Alfonso Piccolomini; altro obiettivo era quello di ottenere terreno fertile da sfruttare per la coltivazione e il commercio cerealicolo. L’abbattimento delle piante era un’operazione affidata agli “scozzatori” che, dopo aver tagliato gli alberi, si occupavano di “scozzare”, cioè di rendere liscio, il tronco; tutto il legname ottenuto dal disboscamento confluiva poi a valle, nel territorio di Casebruciate e Fiumesino, per essere trasportato via mare e venduto.

Ecco quindi che la creazione di questo parco assume un’importanza significativa anche dal punto di vista storico, grazie al recupero delle originarie specie botaniche che sono state qui reintrodotte.

Oltre alla piantumazione di 1.100 querce – tra le quali, oltre alla Castagnola, vanno ricordate le Roverelle, le Farnie, i Cerri e i circa 2000 Lecci – sono state messe a dimora altre numerose specie arboree, come Frassini, Carpini, Aceri, Tigli, Salici e Ontani. Il loro riconoscimento è facilitato dalla presenza dei pannelli esplicativi e delle mappe con i tracciati dei diversi percorsi che è possibile seguire all’interno del parco.

Il bosco della Castagnola, sempre aperto, è ideale per rilassarsi e per godere di un ottimo panorama sulla campagna e sulle colline che declinano fino al mare, ed è un luogo in cui inoltrarsi, tutto da esplorare, beneficiando della frescura e dell’ombra garantita dalla fitta vegetazione, distribuita lunga il folto pendio sopra cui il parco si sviluppa, con i suoi 60 metri di dislivello.